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venerdì 6 settembre 2013

Salò Artfestival 2013

Su invito di Marco Basile,  direttore dell'Art Festival 2013 di Salò (5-8 settembre 2013), e grazie alla collaborazione di Silvana Gitto, Cristina Imbrò è intervenuta allestendo una sala dell'ex museo civico di Salò, con tre proprie opere.


I tre lavori che Cristina Imbrò propone in mostra presso il Museo Civico della Città di Salò per la  rassegna teatrale “ArtFestival2013”, sono la rappresentazione artistica di ciò che per alcuni è realtà
per molti è sogno: sogno che ognuno coltiva dentro di sè e pertanto è individuale e intimo, ma che, sui temi trattati, è sogno sociale, condiviso, politico. 
Con questi lavori Imbrò continua la sua ricerca sull'arte pubblica, sul senso che l'arte può aggiungere alle tensioni sociali, al contributo che l'arte può offrire al sistema collettivo dei significati e della costruzione di senso.
Una ricerca che non teme di ricorrere a figure simboliche, ritenendo che nell'espressione artistica pubblica sia sempre presente una mitopoiesi, che ha bisogno di tramandarsi e rinnovarsi. 
Il tema del sogno è stato declinato nella sua accezione di desiderio, aspirazione, tensione trasformativa e realizzativa, progetto.

Come nel sogno i tre lavori sono frammenti di visioni, sono le tappe di un viaggio.
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 "Terra" , 

 (2013, terracotta, ferro, cm 200x60x50), è la materializzazione della fatica individuale e della forza collettiva, del disincanto e della fiducia, della solitudine e della collaborazione.
Ma, terra, è anche il pianeta, è la meta del viaggio, è la fonte del nutrimento, è radicamento e appartenenza, è grembo, è materiale fecondo, è materia da plasmare.
Terra è la materia che attraverso le azioni creative dà forma alle aspirazioni e al sogno degli uomini.
Collaboratori: Stefano Staro (produzione e progetto, Imbrò e Staro associati, Brescia), Stefano Lazzari (modellazione, "Oriziomodelli", Brescia), Gino Bove (parti in ferro, "Il tuo fabbro" Brescia)






"Abitare", 


(2011, terra cruda, capelli intrecciati, ferro, legno, n.2 x cm 30 x 30 x 30),
 nei materiali utilizzati per costruire le icone della casa, suggerisce mondi a cui gli esseri viventi aspirano ad appartenere: il radicamento nella terra, il viaggio verso la casa delle origini, o del proprio futuro. 
I capelli sono ciò che ognuno, in questo viaggio verso un rinnovato abitare, porta sempre con sè e restituiscono il senso del proprio essere.
La casa posata a terra è solida, concreta, è casa di terra cruda, è casa di pane.
La casa di capelli intrecciati, è sospesa, è casa per gli uccelli migratori, casa della memoria, della bellezza, degli affetti.


"Una piazza mobile per via Milano" 



(2011, poltrona, video performance, 7'00''), 
è una risposta al Piano di recupero di Via Milano, con cui l'amministrazione comunale di Brescia intendeva indirizzare il recupero degli immobili degradati del quartiere: non si teneva conto, se non marginalmente, di chi quel quartiere abita, gente spesso straniera, con progetti di lunga permanenza sul territorio, ma senza diritto di voto, senza spazi nè domestici nè sociali dove incontrarsi.
Nella performance Cristina Imbrò, chiede aiuto per trasportare una poltrona e invita  i passanti a rappresentare sulla poltrona stessa un proprio sogno e desiderio di spazio pubblico.
L'azione performativa muove dal presupposto che lo spazio pubblico è lo spazio di tutti ed è luogo della cooperazione tra le persone appartenenti ad una comunità.
Il risultato è un'opera collettiva cooperativa, come dovrebbero essere tutte le opere pubbliche, in cui il committente è il Cittadino, che nell'opera può rappresentare sogni e  aspirazioni comuni, in cui può affrontare e risolvere  conflitti, incontrare e fondere energie positive, contribuendo all'incremento del capitale sociale di quella comunità.
Collaboratori: Stefano Staro (produzione e progetto), altri elencati nei titoli di coda del video.